
Ci sono edifici muti, ci sono edifici che parlano e ci sono edifici che cantano
SocrateNoi siamo il nostro corpo, e il nostro corpo è noi. Ogni esperienza che viviamo viene registrata dal corpo. Se fossimo così attenti da tenere ben presente questo aspetto, è probabile, che si vivrebbe con modalità diverse. Ogni emozione, ogni pensiero, ogni trauma, ogni felicità viene registrata dal corpo. E più poniamo attenzione al nostro modo di stare nella vita, mantenendolo il più possibile in equilibrio, cioè fedeli a chi si è, e più il nostro corpo è libero da blocchi energetici, tensioni muscolari, ostacoli nella circolazione sanguigna.
Noi siamo le nostre cellule, e le nostre cellule sono noi: le teniamo pienamente ossigenate? Questo dipende da quanto siamo in ansia, da quanto ci sentiamo comodi nel vivere, da quanto siamo disponibili a mostrare emozioni e sentimenti, e potrei continuare a lungo. Niente del nostro sistema fisico è separato dalla qualità del nostro modo di essere. Ogni parola, ogni pensiero, ogni comportamento, può essere una spinta incredibile di vitalità, o rappresentare un blocco energetico che “stringe” e/o “stritola” il nostro corpo. Una mente preoccupata produce cortisolo, tende muscoli, chiude lo stomaco e le mascelle, stringe il sistema circolatorio del sangue e della linfa, producendo almeno disagio.
Si osservano tantissime cose guardando
Yogi BerraE’ difficile cambiare rimanendo uguali
Principio di incompatibilità di KnodelMantenere elastico e plastico il nostro corpo attraverso l’attività fisica produce una prolungata elasticità e duttilità oltre che al sistema fisico anche a quello interiore. Aggiungendo un cibo che si collega al valore della qualità e del tempo adeguato nel consumarlo, è un altro modo per creare benessere nelle nostre cellule e di conseguenza agli organi che loro compongono, e al nostro sé, mantenendolo vitale e duttile. E’ un equilibrio energetico che produciamo o meno, collegato a come scegliamo di stare nella vita.
Scegliamo con il discernimento, o ci facciamo trasportare da ciò che circonda, derogando la personale responsabilità di scelta e di conseguenza lo stile di vita? Il nostro corpo, al riguardo, ci parla e ci risponde sempre, con precisione impeccabile. Se gli diamo adeguato ascolto, vivendo con consapevolezza e scegliendo, si crea una sorta di complicità che crea ben-essere. Il corpo parla sottovoce, per cui se si riempie la vita di troppo “rumore” si rischia di non sentirlo, e sarà il corpo ad alzare la sua tonalità di comunicazione. Ogni nostro disagio fisico ha un collegamento ad un disagio interiore prolungato nel tempo come Rudolf Steiner, grande precursore, insegna. Se ascoltiamo il nostro corpo possiamo cambiare abitudini alimentari, abitudini di azioni, abitudini mentali, e si affina il contatto a sè.

Tutto di noi è contenuto nel corpo, e come il corpo al suo meglio è duttile e trasformabile, se induriamo il corpo si indurisce anche la nostra plasticità interiore. Il corpo è la nostra preziosa biblioteca dedicata, individuale, dove tutta la nostra storia è depositata.
Che sia un comportamento alimentare inadeguato o che sia il calpestare ripetutamente un valore a cui si tiene per fare piacere a qualcuno di esterno, entrambe modalità, sia fisiche che interiori, se non rispettate possono portare disagio al corpo, soprattutto se il modus è prolungato nel tempo.
Possiamo cambiare stili di vita a fronte di segnali del nostro corpo, possiamo migliorare le relazioni ascoltandolo, possiamo cambiare diventando ciò che sentiamo importante per noi.
E’ il nostro sensore più veritiero immediato. Non possiamo zittire il corpo, quando ci manda segnali: il non ascoltarlo è come boicottarsi da soli e scegliere di stare sempre più scomodi nella propria esistenza.
Confondere il modello con la realtà è come andare al ristorante e mangiare il menù
Arthur Bloch
La vita è una questione di ritmo. Noi vibriamo, i nostri cuori pompano sangue. Siamo una macchina del ritmo, ecco cosa siamo
Mickey Hart
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