Sul resistere

Tempo fa sono stata invitata a tenere una presentazione sul respiro. Dopo la spiegazione e qualche minuto di esperienza di respiro consapevole c’è stata una scoperta. Lo spazio interiore affiorato, dopo avere respirato, ha creato ansia, svelando la poca conoscenza che le persone hanno di sé stesse, a scapito di ottimali curiosità. È affiorata una marcata resistenza al rimanere nella scomodità, nella fatica, nell’essere uguali agli altri in termini di omologazione. Mandibole serrate, muscoli rigidi, occhi stretti, pugni chiusi, spalle rialzate in modo innaturale. Respiri al limite dell’asfissia, senza esserne consapevoli. Le testimonianze hanno mostrato l’abitudine a resistere, grazie a una dolorosa, faticosa e illusoria idea di protezione, mettendo in discussione la fiducia in sé, e rimanendo chiusi in gabbia, per il timore del cambiamento. La vigilanza all’attività della mente e pensieri, che producono la visione della vita, può offrire libertà, leggerezza, senza giudizio e timore di essere giudicati. Quando si è abituati a seguire la mente senza controllare i propri pensieri, lasciando questa produzione a briglie sciolte, si è in balia di un movimento che si dovrebbe educare, e non ci sarà spazio per scoprire chi si è veramente, soffocati nell’abitudine, che inibisce la curiosità. La vigilanza offre trasformazione mentale, osservando il vasto che circonda l’esistenza umana e il mondo interiore di ognuno, luogo di possibilità e opportunità per il proprio buon vivere, dove albergano le personali pepite d’oro. Rimanere...

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