
Patto fra Interdipendenti per le aziende
Da sempre la persona che lavora in un’azienda, in qualunque settore, viene definita dipendente. Credo che la giusta definizione sia interdipendente, dal più basso al più alto livello.
RitaProprietari, manager e collaboratori sono interdipendenti, hanno lo stesso rapporto che le persone hanno con gli alberi. Gli alberi liberano ossigeno, vitale per noi, e le persone liberano anidride carbonica, così utile per gli alberi. Sia le persone che gli alberi esistono grazie a questo rapporto simbiotico. I vari livelli aziendali rispecchiano questo tipo di rapporto.
Alla luce di questa visione ri-acquista attualità la straordinaria misura data da Adriano Olivetti circa la remunerazione dei dirigenti. Secondo Olivetti lo stipendio più alto non poteva superare dieci volte lo stipendio più basso. Ciò dà l’idea della mentalità evoluta circa il valore della persona e dell’investire in un’azienda. Dell’importanza di ogni ruolo all’interno dell’organizzazione aziendale.
Con l’approccio di Olivetti si crea, fisiologicamente, come scia ed effetto macro, una società a misura di persona, garantendo dignità a ogni lavoratore, considerato importante a qualunque livello si trovi, remunerando in misura più elevata chi si accolla responsabilità decisionali e salvaguardando le future generazioni. Inoltre consapevole del fatto, Adriano Olivetti, che i dirigenti non potrebbero essere tali senza gli interdipendenti. La misura di Adriano Olivetti oggi può diventare un input trasformativo ricco di potenzialità positive. Significa rivisitare ruoli e organizzazione aziendale a favore del futuro. Ri-creando, creando nuovamente, ri-membrando, riportando nelle membra, una cultura dell’etica, della giusta misura, del rispetto e dell’importanza dell’altro e infine dell’Interdipendenza. E sentirsi tutti impegnati, fianco a fianco, costruendo le fondamenta per il futuro dei nostri figli e nipoti.
Quando una piccola percentuale detiene fette di ricchezza sproporzionate il sistema non può reggere per le future generazioni
Rita L’essere molto molto ricchi non significa essere vincitori, significa essere ricchi. Oggi si fa molta confusione al riguardo. Nella vita non ci sono né vincitori né vinti, ci sono persone che cercano di percorrere al meglio il percorso della propria esistenza.
L’azienda, struttura anche sociale, può essere un potentissimo volano migliorativo per il sistema sociale. E’ giunto il tempo di creare una nuova coscienza anche in azienda, a favore della comunità umana, scevra dallo sfruttamento, in particolare delle fasce più deboli, staccando dall’ingordigia e iniziando a sentirsi appartenenti ad una tribù, quella degli umani, sapendo che quando si danneggia qualcuno o qualcosa si danneggia sè stessi.
Chi ha l’onore di essere ricco, anche grazie al lavoro di interdipendenti, ha anche l’onere di finanziare cultura, nuova coscienza e una visione più consapevole circa il futuro. La nuova cultura significa cultura ecologica, cultura sociale, cultura nel senso stretto del termine. La cultura debella l’ignoranza a favore della tolleranza e di una convivenza nella pace. E’ necessario realizzare un’inversione dell’attuale situazione che getta ombre sulla possibilità di futuro lavorativo per le giovani generazioni. Significa praticare anche in azienda l’interdipendenza fra le persone, e iniziare a parlare di gioia mentre si lavora, di rispetto reciproco, di attenzione verso la Casa che occupiamo in affitto, la Terra, consapevoli di appartenere a un Tutto Uno. Facciamo parte di un ciclo naturale molto ampio, dove a noi viene richiesto di manifestare il meglio di noi stessi per il bene comune e salvaguardare questa realtà anche per le future generazioni. E qui sottolineo che si nasce nudi e andiamo via nudi. Perché lasciare dietro di sé tanti disastri ecologici e umani?
Anche il mondo del lavoro fa parte del Tutto Uno, e cioè dell’interdipendenza.
RitaSono favorevole ad una formazione aziendale per tutti i ruoli, finalizzata a cambiare le regole che portano risultati nelle aziende. La formazione di una nuova cultura e modalità in questo senso può fare molto. Perché non creare percorsi di counseling e/o coaching individuali che diano voce alle persone e che aiutino a creare un volano trasformativo per l’azienda, partendo dall’alto, ascoltando in modo autentico? Perché non creare occasioni di incontri fra persone di ruolo diverso e condividere esigenze ed esperienze, per far sì che il tessuto aziendale corrisponda il più possibile alle persone che la fanno esistere, lavorandoci? Iniziare a comunicare a tutti gli interdipendenti le remunerazioni per ruolo: un’azione del genere è garanzia di equità aziendale e soprattutto di rispetto reciproco allargato a tutti soggetti coinvolti. Le possibilità di cambiamento migliorativo aziendale in questo senso sono veramente molteplici. Anche il mondo del lavoro fa parte del Tutto Uno, e cioè dell’interdipendenza. I rapporti fra le persone in azienda potrebbero riequilibrarsi, arricchirsi di valori umani e ri-dare a questa parte di vita, il lavoro, il suo senso più profondo, creando un tessuto sociale più equilibrato.
Quel che fa felici gli uomini è amare ciò che devono fare. E’ questo un principio su cui non è fondata la società.
Claude Adrien Helvétius, "Dello Spirito"La cooperazione e non la competizione è il motore fondamentale dello sviluppo della vita.
Lynn Margulis
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