“La legge biologica richiede la cooperazione

La legge economica richiede la competitività

Finché vige un sistema sulla competitività

Tra gli esseri umanità il problema della felicità non potrà essere risolto.”

(Emilio del Giudice)

Si è immersi in una cultura che enfatizza la competitività, partita in campo economico, è praticata nelle relazioni umani in senso più ampio. Secondo questa logica non importa come e con quale intenzione si agisce, non interessa, l’importante è vincere rispetto al “nemico”.

La competitività, il cui punto di forza è l’ego, ha una dinamica che porta ad allontanarsi dalle persone, porta alla difensiva e chiusura, muove paura e spesso anche rabbia. L’ego è portatore del dualismo, io e gli altri, vissuti come competitori, quindi da sconfiggere.

Il successo, che in sé non è negativo, lo diventa quando si raggiunge a spese di altri, non per capacità, ma con la furberia e/o la menzogna. Accade che nella competitività vengano usati i segreti, per nascondere mosse molto scorrette, pur di raggiungere il traguardo per primi.

Ma poi dopo tutti questi escamotages per non apparire per quello che è veramente, la persona in questione, magari vincerà, e circa la sua felicità? In genere si tende ad alzare sempre di più la posta, non è mai abbastanza, ci si allontana sempre di più dalle persone. E’ arduo vivere in questo modo e soprattutto si perde il significato dell’esistenza.

La condivisione umana, per definizione, riconosce l’altro, come persona, con parti forti e fragili, un accoglimento che ritorna a chi lo riconosce. Perché? La fisica quantistica, di cui Emilio del Giudice era un brillante studioso, dimostra che ogni personale stato mentale si riproduce nella propria vita.

Quando l’intenzione rispecchia un intento scorretto o positivo, la sua risonanza tornerà a chi l’ha agita, non si sa quando e in che modo e con quale intensità, ma accadrà.

La felicità ha una stretta connessione con il riconoscere ogni persona come un proprio simile. Le diversità che caratterizzano la specie umana hanno comunque come base: la persona. Se si fosse più consapevoli dell’energia mossa dalle idee, parole e azioni forse si presterebbe più attenzione a sé stessi e all’altro, lasciando andare comportamenti che impoveriscono l’umanità e la terra.

È una questione di conoscenza, in particolare circa la fisica quantistica.