A tal proposito vi cito un passaggio che ritengo  importante: “Molti esperimenti di fisica ci hanno dimostrato, autorevolmente,  che nel mondo atomico e subatomico la realtà è indivisibile (EPR, Electronic Paramagnetic Resonance). Due particelle di luce che hanno interagito continuano ad agire come parte di una singola realtà; si confrontano istantaneamente, a prescindere dalla distanza, in modo correlato, senza nessun scambio di informazioni. Il concetto di interdipendenza stabilisce che i fenomeni non possono essere definiti in termini assoluti, ma solo in relazione ad altri.  Questa è la stessa idea  dei principi  di relatività che sono stati stabiliti da Einstein. Nella fisica il movimento di un oggetto non può essere definito in termini assoluti, ma solo in relazione al movimento di un altro oggetto. Se non c’è una struttura esterna di riferimento il movimento è equivalente al non movimento. Einstein ha dimostrato che tempo e spazio possono essere definiti solo in termini relativi, che dipendono dal movimento dell’osservatore e dall’intensità del campo gravitazionale. La nozione di interdipendenza ci porta direttamente all’assenza di esistenza indipendente. L’idea di proprietà intrinseca, esistente per se stessa e da se stessa deve essere scartata.” (“The quantum and the lotus, a journey  to the frontiers when the sciences and buddhism meet” di Matthieu Ricard e Thrin Xuan Thuan, Crowm Publishers , New York, 2000). E’ necessario porre attenzione a queste preziose scoperte scientifiche, che riguardano la nostra vita quotidiana. Senza gli altri non possiamo esistere, miigliorarci, entusiasmarci, essere felici, ecc. Eppure siamo ancorati all’io, come uno spazio che ci garantisce protezione, e grazie a questa posizione non correta rispetto alla realtà  si innescano problemi, dalle più piccole comunità alla dimensione mondiale. Le problematiche si sviluppano su una base sempre personale,  con “io” “mio” “io e gli altri”. Si fa di tutto una questione personale. L’io è in totale contraddizione con la ricerca della felicità , l’io è in contraddizione con il pensiero dell’interdipendenza. La sofferenza nasce dal non vedere per quello che è la realtà. Si ignora, cioè non si conosce, l’autentica realtà in cui ci si vive. La fisica ha cominciato ad affacciarsi ad una realtà molto diversa da quella che noi continuiammo a percepire,  erroneamente. Tutti noi cerchiamo la nostra felicità ed evitiamo di soffrire. Tutti ci stiamo muovendo nella stessa dimensione e direzione. E tutti siamo a scadenza. Quindi perché non cambiare visione e modo, alla luce di una  maggiore  conoscenza  della  realtà  e  della  materia  di  cui  siamo fatti, con-dividendo questa esistenza gli uni con gli altri. Tutto ciò non ha che vedere con il danaro posseduto, ma con l’essere nella vita. Indipendentemente che si sia ricchi o meno. Per i più scettici  sorgono un paio di domande: come mai nonostante il nostro benessere, la nostra  evoluzione tecnologica, siamo così disorientati, confusi, infelici e combattenti? Cosa stiamo sbagliando o non vedendo riguardo la ricerca della felicità?