Da poco tempo ho perso mia madre. Ma forse perso non è il verbo giusto, la sensazione è che la madre non si perde mai. E’ una strano rapporto quello che lega alla propria madre. Passa attraverso varie fasi, e non sempre nello stesso ordine. Sussistenza, sostegno, complicità, scontro, amore, odio, ritrovarsi, e potrei continuare a lungo. C’è un misterioso intreccio in quel cordone ombelicale che  lega alla propria madre, garantendo la vita futura. Sembra che dentro questo apparente cordone vivo, pulsante e carnoso ci sia racchiusa non solo la sopravvivenza, ma tutte la gamma dei sentimenti umani. E’ un dato di fatto che quando il rapporto è sano, la madre supporta i figli. Si arrabbia ma poi perdona sempre, accoglie sempre. Come nei casi di rapporti non sani ripudia i figli, li allontana, non li perdona, non li accoglie, oppure come il mito di Medea che li uccide. Ma sta di fatto che è una dei rapporti più profondi e frastagliati fra le relazioni umane.  Ci hanno sempre detto, e siamo cresciuti con questa idea, del partorire nel dolore. Sì il dolore c’è, ed è di una strana specie. Personalmente ad oggi quello che ricordo con emozione, della nascita di mio figlio  è che ad un certo punto io mi sono sentita con la funzione di contenitore, perché chi stava veramente facendo era la misteriosa potente forza della vita, che era più forte della fatica che in quel momento facevamo sia io che mio figlio, e che  lo ha portato alla nascita. Incredibilmente potente. Quella forza lì non l’ho più dimenticata, poderosa, misteriosa, irresistibile.   Penso che tutto ciò, manifestandosi nei più vari modi, appartenga a questo complesso rapporto fra  madre e le creature a cui si è data la vita. E in questa profonda relazione si possano trasformare atteggiamenti, sentimenti, visioni, modalità di vita, su entrambi i fronti,  perché sia che si sviluppi in uno spazio di amore e di rispetto o in uno spazio non positivo, di fatto è materia densa e profonda di vita che crea degli imprinting. In certi momenti ci si sente poli opposti, attraenti, e certe altre poli dello stesso segno, respingenti. Come donna, posso dire che  la propria madre è una sorta di specchio, dal quale estrapolare il proprio essere. Vivendo realmente questo rapporto, ci si spoglia dei pezzi della propria madre, che si sono attaccati sulla “pelle”, per portare allo scoperto, come una nuova nascita, la propria femminilità. Anche con passaggi duri. Ora che non l’ho persa, non è più nella realtà fisica, sento un vuoto nel cuore. E  per lungo tempo l’ho sentita come una presenza da cui dovevo emanciparmi ogni giorno, e  per questo mi regalava grandi lezioni. Il vuoto, che ora sento, rappresenta quella specie di amore imperfetto, fastidioso, ingombrante, contradditorio ma incondizionato che appartiene a questo rapporto. Questa specie di amore l’ho vissuto, senza lasciare nessun irrisolvibile sospeso.