Accade che la religione sia associata all’idea di spiritualità, si tratta di un ambito sottile. Il suo significato ha a che fare con lo scoprire la propria personale natura, il chi si è veramente. Ci possono essere persone altamente spirituali che non si riconoscono in un credo religioso. Viaggio verso sé stessi, interiore, conquistando una libertà scevra dalla pulsione dei desideri, fonte di frustrazione per sé stessi e per chi è vicino. La gioia derivante è momentanea e spesso molto breve. I desideri partono dalla mente e portano lontano da ciò che si è, distraggono, senza avere una direzione precisa. Il silenzio diventa un punto di riferimento importante. Per realizzare questo vuoto è necessario controllare la propria mente, educarla. Si tratta di un potere che appartiene all’umano e che non si usa, non è stato insegnato. Certi passaggi del cammino spirituale la mente non li comprende perché occupata nell’esteriorità, non collegata al cuore, che non è intrusivo, è paziente, lo si può sentire quando si resta nel silenzio. Se si conosce come funziona la mente, non si è più trascinati da lei dal paradiso all’inferno e viceversa senza nessuna reale motivazione e senza porre una personale attenzione al riguardo. Il silenzio ha un valore prezioso, zittisce la mente, che crea film inesistenti, coprendo la voce delicata del cuore, che è del vero sé e si manifesta sotto voce. Come scritto in precedenza è l’organo più potente, 5.000 volte superiore al cervello per forza magnetica e 100 volte per forza elettrica, non lo si ascolta, non gli si dà spazio, in certi casi lo si teme, apparentemente destabilizzante. Qualcuno lo ha definito “il nido”.
Nel silenzio si fanno scorrere i pensieri senza attaccamento, come le nuvole in cielo, in questo vuoto la personale verità affiora. Il risultato è vivere la propria quotidianità con naturalezza, equilibrio, senza dover dimostrare chi non si è, modalità che produce rabbia e sentimenti affini. Questo tipo di silenzio per la mente appare difficile, in realtà si tratta di realizzare una scelta con un’intenzione precisa, scoprire chi si è veramente. Il silenzio arriva. Educarsi in tal senso, non significa ritirarsi in grotta per anni, ma far diventare un’abitudine quotidiana la cura di un tempo silenzioso, per riprendere contatto con sé stessi, essere fedeli a chi si è veramente mentre si vive. La costanza fa risparmiare molta energia. Ascoltandosi e ascoltando, stando più fermi, muoversi senza la spinta della fretta, in equilibrio con la propria personalità, togliendo lo strato di veli dei comportamenti ripetitivi. Spesso si emana all’esterno qualcosa che non si è, se concentrati sul soddisfare le apparenze; ci si nasconde a sé stessi invece di scoprire la personale luce. Iniziando ad essere più naturali, autentici nella quotidianità la vita diventa più confortevole, la personale frequenza aiuta anche le persone che ci stanno vicine. Il mezzo più potente per incontrare il silenzio e sé stessi è il respiro.
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